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CANTONE«Non posso stare con mio marito. E la colpa è dell'Ufficio migrazione»

15.05.24 - 08:32
Da una parte una 65enne ticinese. Dall’altra un 36enne marocchino. «Lui si è sposato per il permesso di soggiorno», ha stabilito il Cantone.
Tipress/Foto lettore
«Non posso stare con mio marito. E la colpa è dell'Ufficio migrazione»
Da una parte una 65enne ticinese. Dall’altra un 36enne marocchino. «Lui si è sposato per il permesso di soggiorno», ha stabilito il Cantone.

BELLINZONA - «Sono sposata. Ma per colpa dell’Ufficio della migrazione non posso stare con mio marito». È una situazione decisamente particolare quella che sta vivendo una 65enne del Locarnese. E la donna, cittadina rossocrociata, l’ha raccontata a Tio/20Minuti.

«Mio marito è marocchino e ha 36 anni. Ci siamo conosciuti nel 2019 su Facebook e, nonostante la differenza d’età, ci siamo piaciuti. Abbiamo quindi deciso di incontrarci e io sono andata da lui, in due separate occasioni, in Marocco. Poi c’è stata la pandemia e quando finalmente ci siamo potuti ritrovare lui è venuto in Svizzera. E, per far sì che potesse restare, il 13 agosto 2021 ci siamo sposati».

La partenza - Dopo il matrimonio tutto sembra filare liscio, e al marocchino viene concesso il permesso di dimora B per ricongiungimento familiare. Ma nel giugno del 2022, circa dieci mesi dopo, l'oggi 36enne decide di andarsene. «Lui voleva andare a cercare suo fratello, scomparso anni prima in Spagna. Io gli ho detto che non era il momento giusto, perché il rinnovo di quel permesso va richiesto annualmente ed eravamo vicini alla scadenza. Mio marito però non ne ha voluto sapere ed è partito». 

In ambasciata - Da quel momento la situazione precipita. «Prima della sua partenza abbiamo litigato, e lui mi ha bloccato sul telefono e sui social per circa due settimane. In seguito abbiamo tuttavia ripreso i contatti e a novembre lui ha fatto richiesta all’ambasciata svizzera di Madrid per un rinnovo del suo permesso. Probabilmente però non si sono capiti, perché qualcosa è andato storto».

Già, perché dopo mesi di attesa e varie chiamate all’Ufficio della migrazione è emerso che la richiesta fatta a Madrid non era corretta, e perciò non era mai stata presa in considerazione. Avvertito dalla moglie, il 36enne cerca quindi di rimediare: «È rientrato in Marocco e ha fatto una nuova richiesta all'ambasciata svizzera di Rabat».

Dubbi e controlli - L’Ufficio della migrazione, poco convinto, ha però voluto vederci chiaro. «Sono stata convocata in polizia e mi hanno fatto un sacco di domande sulla relazione di me e mio marito», riferisce la ticinese, precisando che «lui ha dovuto fare lo stesso all’ambasciata di Rabat».

Nel novembre 2023 una raccomandata fa infine crollare le speranze della 65enne. L’Ufficio migrazione le comunica infatti di aver respinto il rilascio del visto d'entrata chiesto ai fini dell’ottenimento di un permesso B per ricongiungimento familiare. Ergo: il 36enne non può tornare a risiedere in Svizzera.

«Matrimonio di comodo» - Il matrimonio dei due, si legge nel documento, è infatti stato ritenuto «di comodo» o «fittizio». «Risultano esservi sufficienti indizi convergenti a comprova che il signore ha voluto contrarre matrimonio con lei con l’unico scopo di ottenere un permesso di soggiorno in Svizzera», viene precisato. E le motivazioni elencate sono numerose: «Dai verbali d’interrogatorio è emerso che, pur convivendo per circa un anno, lei e suo marito vi conoscete poco (dichiarazioni contrastanti su hobby e professione), rileviamo inoltre che durante il periodo nel quale suo marito è partito alla ricerca del fratello ha interrotto i contatti con lei».

A questo si aggiungono varie mail inviate all’Ufficio della migrazione dalla 65enne stessa. In una di queste la donna notificava che il coniuge se ne era andato di casa ormai da giorni e che l’aveva bloccata su telefono e social network, mentre in un’altra chiedeva di «non rilasciare alcun visto» al marito perché lui la stava «minacciando e insultando via SMS».

«Non cerca la bella vita» - La 65enne, però, si giustifica: «Il giorno dopo ho mandato un'altra mail dicendo di non tenere conto di quanto avevo scritto e che davo il mio benestare per far sì che mio marito potesse ricevere il suo visto e tornare a casa», sottolinea, difendendo a spada tratta il consorte. «Se lui fosse uno che vuole venire in Svizzera per fare la bella vita non starebbe con me, perché sa che soffro di diverse malattie. Io poi non sono ricca, vivo della mia pensione e basta. Inoltre a lui della Svizzera non importa, più volte mi ha detto che se potesse farebbe venire me in Marocco, ma a causa dei miei problemi di salute non posso viaggiare».

La possibilità del ricorso, intanto, è svanita. «Ho lasciato perdere perché l'avvocato a cui mi sono rivolta mi ha detto che sarebbe stato costoso e che sicuramente non sarebbe stato accolto. A quel punto poi non ce la facevo più. Dopo questa storia ho avuto un crollo psicologico, sono mesi che non esco e vorrei solo avere mio marito a casa». 

Dall'età alle dichiarazioni contraddittorie - Da noi interpellato, l’Ufficio della migrazione ricorda che, «in quanto vincolati dal segreto d’ufficio, non possiamo entrare nel merito di casi specifici». In generale, però, chiarisce che «è tenuto a prestare particolare attenzione a che un matrimonio non venga contratto al solo fine di permettere l’ottenimento di un permesso di soggiorno in Svizzera».

A rendere un'unione sospetta possono comunque essere diverse circostanze. «I fidanzati si sono conosciuti poco tempo prima del matrimonio, vi è una grande differenza di età, e il matrimonio è legato a una procedura di allontanamento (espulsione dal Paese ndr.) di uno dei coniugi». Ma anche «i richiedenti formulano affermazioni contraddittorie circa la loro relazione, il matrimonio è stato contratto dietro versamento di una somma di denaro e i fidanzati non sono in grado di comunicare perché non parlano la stessa lingua». 

«Un'audizione» per scongiurare gli abusi - Ogni singolo incarto viene esaminato in base alla documentazione presente agli atti, viene assicurato. E, come nel caso in esame, «laddove l'Ufficio della migrazione ritenga necessario un approfondimento, può richiedere alla Polizia cantonale e, se il cittadino straniero si trova all’estero, alla Rappresentanza svizzera competente, di svolgere un’audizione amministrativa dei fidanzati». Tale verbale «consente di stabilire con maggiore precisione se si è in presenza di un possibile abuso e, se del caso, emettere una decisione negativa o di revoca». La Legge federale sugli stranieri «prevede inoltre che simili fattispecie possano anche essere segnalate all’Autorità di perseguimento penale».

Ma quanto è diffusa questa casistica? «I casi che vengono portati a nostra conoscenza, nell’ambito delle attività del consultorio giuridico, non sono molti», ci dice Mario Amato, direttore di SOS Ticino e responsabile del suo servizio giuridico. «È quasi impossibile, da parte della autorità, disporre di prove che possano condurre a dimostrare l’esistenza di un matrimonio di compiacenza», spiega. «Il giudizio si fonda pertanto sull’esistenza di indizi che possano condurre a individuare l’esistenza di un matrimonio fittizio».

Il via libera prima delle nozze - Nel caso della 65enne ticinese e del 36enne marocchino sembra però che il sospetto ci fosse pure prima delle nozze. Anche durante la procedura preparatoria al matrimonio, infatti, i due erano stati convocati e interrogati dalle autorità, ma avevano ricevuto il via libera. «Probabilmente avevano sospetti di un matrimonio di compiacenza, ma verosimilmente non esistevano sufficienti indizi per giungere a tale conclusione», conclude Amato. 

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